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Microbiota

Ogni essere umano ospita nel proprio organismo una comunità batterica molto numerosa, formata da più di 100 trilioni di cellule. La maggior parte di questa comunità batterica è localizzata a livello intestinale, dove forma un complesso ecosistema chiamato microbiota. 

Il 70% di tutti i microrganismi presenti nell’uomo è localizzato nel tratto gastro-intestinale; è stato stimato che sono presenti da 10 a 100 trilioni di cellule batteriche (Kuczynski et al., 2012). In un individuo di 70 kg il peso totale dei batteri che vivono in simbiosi con il suo organismo è di circa 1,5-2 kg (Backhed et al., 2005). Questa popolazione di microrganismi che coesiste con l’ospite umano viene definito microbiota. Per “microbiota intestinale” si intende un complesso ecosistema formato da funghi, virus e batteri che si sono adattati a vivere sulla superficie mucosa dell’intestino o nel suo lume

  Il microbiota intestinale è considerato un organo addizionale del corpo umano in merito alle notevoli interazioni che si realizzano. Recenti studi hanno delucidato l’impatto del microbiota sulla salute dell’individuo, chiarendo le importanti implicazioni ed interazioni che si verificano. Il microbiota è in grado di produrre sostanze benefiche e tossiche attraverso la metabolizzazione dei nutrienti ingeriti con la dieta, è in grado di proteggere l’individuo aumentando l’integrità della barriera intestinale e impedisce la colonizzazione da parte di patogeni esterni attraverso la competizione per i nutrienti. Inoltre, stimola il sistema immunitario ed è capace di comunicare con i centri di controllo superiore, infatti è ben nota in letteratura la presenza di un asse intestino-cervello. Fattori estrinseci ed intrinseci possono provocare alterazioni di questo equilibrio, generando una condizione chiamata disbiosi. Queste condizioni di alterazione del microbiota intestinale sono coinvolte nell’eziopatogenesi di numerose patologie. Sono state osservate correlazioni con patologie metaboliche, immunologiche e infiammatorie, come: sindrome del colon irritabile, allergie, autismo, cancro del colon-retto, artrite reumatoide, problematiche legate al cuore e ai reni. La composizione del microbiota intestinale non è la stessa per tutti gli individui; inoltre, anche nel singolo individuo può subire variazioni nel corso della vita. Ogni individuo ha una sua “impronta digitale batterica” formata da un core di batteri abbastanza stabile, tuttavia tale composizione è modificabile in parte; ovvero è sensibile a numerosi fattori esterni ed interni in grado di apportare cambiamenti alla sua composizione. Il microbiota è sensibile a variabili quali la dieta che rappresenta il fattore determinante, ma anche a farmaci come antibiotici, lassativi, antiinfiammatori. Altre variabili che possono condizionare la composizione del microbioma sono età, condizioni di stress, area geografica.

Analizzando le varie diete seguite dalla popolazione è emerso che le diete a carattere vegetariano (compresa anche la dieta vegana), che comportano un consumo maggiore di fibre e carboidrati complessi, sono in grado di selezionare lo sviluppo di generi benefici come: Prevotella, Faecalibacterium prausnitzii, Roseburia, Ruminococcus. Queste specie sono capaci di produrre acidi grassi a catena corta (Short Chain Fatty Acids, SCFAs) che svolgono un ruolo benefico per l’ospite sia a livello metabolico che a livello del sistema immunitario. Diete invece di tipo occidentale, ricche di grassi e proteine animali orientano il microbiota verso popolazioni batteriche produttrici di sostanze dannose per l’organismo. Batteri come Bacteroides e Alistipes sono stati ritrovati maggiormente nelle feci di individui consumatori di carne; in particolare sono associati alla produzione di trimetilammina-N-ossido (TMAO), un prodotto derivante della carnitina in seguito alla sua metabolizzazione a livello intestinale. TMAO ha proprietà pro-aterogene ed è stato associato all’aumento del rischio di patologie cardiovascolari.

 

La stretta interazione funzionale fra l’intestino umano e la comunità batterica evidenzia quindi che il metabolismo dell’individuo umano è il risultato di processi metabolici sia a carico dell’organismo stesso, sia a carico del nostro microbiota intestinale. Modulare il microbiota in modo da favorire la produzione di molecole benefiche e ridurre la produzione di quelle tossiche rappresenta oggi una possibilità terapeutica nuova. 

A cura di dott.ssa Celeste Calvelli, farmacista.